Il Negativismo di Fulvio Rinaldi
Da sempre il vero artista è molto più di un semplice fotografo della realtà, é un’ anima, uno spirito particolarmente sensibile, capace di comunicare con un’immagine gli stati d’animo, le sensazioni, le emozioni più profonde. Spirito indomito e irrequieto, testimone attento della propria epoca e delle correnti culturali che la caratterizzano. Spesso precursore incompreso.
Nel 1977, il critico Gastone Mainardi, parlando della pittura di Fulvio Rinaldi (appena ventunenne, alla sua prima esposizione personale), la definì una pittura medianica e lo fece basando il suo giudizio su alcune opere particolarmente suggestive e misteriose come: “Vasetto con foglie gialle” (1972) e “Natura morta con forme spirituali” (1973), dove la luce scaturisce dai soggetti stessi.
In realtà, l’artista, era immerso in uno di quei periodi in cui la ricerca si fa. più intensa, spinta dal desiderio di dare un significato più ampio e profondo alla propria opera, non solo all’interno di una personale maturazione artistica ma anche in uno spazio culturale più vasto. Potremmo definire questo periodo “Protonegativismo”.
La luce assume un’importanza fondamentale, scaturisce dai soggetti stessi, plasmandoli in un bagliore irreale, intriso di spiritualità. Ma la ricerca continua e quello che è ancora a livello intuitivo, forse inconscio, inizia timidamente ad apparire e ad indirizzarsi lungo una linea ben precisa.
Osservando: “Bagnanti con bambino” o il grande “Famiglia al mare”, nel quale sono ancora percettibili influenze picassiane, non possiamo fare a meno di notare qualcosa di estremamente particolare. Alcune figure sembrano divinizzate da una luce interiore, ma non è più così. E’ solo un effetto ottico dovuto al contrasto tra le figure caratterizzate da embrionali tratti di negativismo e quelle ancora reali. E’ del 1976 l’opera che segna l’inizio della corrente “Negativista”. Un nudo, sgraziato, forse violento, dipinto con tratti nettamente impressionisti. La lunga evoluzione ha portato ad una tecnica pittorica ben definita, basata sulla complementarietà dei colori e regolata da deduzioni quasi scientifiche.
Potremmo suddividere il tragitto percorso da Fulvio Rinaldi nella sua ricerca, in due fasi; una prima fase monocromatica e una seconda policroma. La prima fase è caratterizzata dal contrasto duro, a volte violento, fra due colori principali che scolpiscono sulla tela le figure ed i paesaggi (“I due bagnanti”, “Il porto” 1976). Come guardando una lastra fotografica la realtà ci appare invertita. L’incarnato é scuro: blu, viola; le ombre sono chiare e più lo sono più sottintendono il loro opposto. Il quadro più significativo di questo primo periodo è senz’altro: “Coppia con donna incinta”, mentre quello che più lo riassume è, probabilmente, il grande: “Gruppo di bagnanti”, per il quale l’artista ha compiuto numerosi studi preparatori, sia per la fisionomia di ogni singola figura, sia per la loro disposizione collettiva sul piano. Le tensioni ed i contrasti sono ancora molto accentuati; i soggetti, in posa come di fronte ad una macchina fotografica o distratti nei loro giochi e nel Le loro faccende villeggiantesche, emergono con l’aggressività del loro incarnato scuro, ma è solo un’apparenza. In realtà, la fulgida luce di una mattinata estiva modella, per mezzo dí ombre scure, un gruppo di bagnanti dalla pelle estremamente chiara. Iniziano ad apparire altri colori: il giallo, l’arancione, l’ocra, ma la loro funzione è principalmente legata alle ombre.
Nell’ultima serie di opere di questa prima fase, dipinte intorno al 1979, i contrasti di colore si attenuano e la composizione acquista una atmosfera evanescente ed irreale. I soggetti vengono raffigurati in penombra, stagliati appena, sullo sfondo scuro, da una leggera luce. Naturalmente, tutto questo, alterato dal Negativismo, appare bianco e brillante. In questa realtà basata sulla regola degli opposti la luce è qualcosa di profondamente scuro che genera ombre chiare.
Nelle “Tre figure con giovane seduta”, per esempio, il disegno scompare, la materia si dissolve, pur rimanendo presente ed i soggetti assumono caratteristiche suggestive e spirituali quasi fossero materializzazioni ectoplasmatiche.
Siamo di fronte ad una realtà diversa, ad una diversa concezione della materia. Dopo lo sconvolgimento totale di qualsiasi sistema di riferimento, ci troviamo davanti ad una nuova relatività, capace di farci cogliere la sacralità, la spiritualità, l’anima di ogni cosa.
La seconda fase si sviluppa a partire dal 1979, con: “Natura morta con drappeggio”, dove iniziano ad apparire soggetti a colori (naturalmente al negativo). La banana gialla, quindi, diventa blu e la mela verde diventa rossa. Un insieme di contrasti non casuali, basati su una profonda ricerca del colore al negativo. Dopo essere apparso quasi timidamente, impastato ed attenuato dai grigi, il colore viene ad assumere sempre più importanza, nell’evoluzione di questa fase, pur rimanendo subordinato alla luce e alla tonalità.
La serie di paesaggi dell’estate 1986 è dipinta dal vivo, all’aria aperta ma, almeno apparentemente, non rispecchia la realtà tangibile. Più l’albero in primo piano è verde scuro, più appare rosa chiaro. Più il cielo è azzurrino e brillante, più diventa terra di Siena, terra d’ombra bruciata, nero; ma non é mai incombente poiché lo stato d’animo lascia il posto ad una “semplice” e “fedele” trasposizione della realtà paesaggistica. E’ un Negativismo positivista, al di là della contraddizione verbale.
Per concludere, possiamo affermare che il negativismo dà modo alla luce interiore delle cose, di sprigionarsi in tutta la sua potenza, evidenziando ciò che di interiore e misterioso c’è nell’essenza stessa del colore, capace di creare contrasti finora inimmaginati.
Riccione, 12.12.1986 ANTONELLO RINALDI